domenica 4 marzo 2018

Il Canzoniere: "4 marzo 1943" di Lucio Dalla

Parliamo oggi del brano "4 marzo 1943" e cantata da Lucio Dalla. Si tratta di un noto brano musicale scritto da Paola Pallottino e Lucio Dalla, il cui titolo fa riferimento alla data di nascita del cantautore stesso; l'arrangiamento è curato da Ruggero Cini.
Il brano raggiunge la terza posizione al Festival di Sanremo 1971, dove viene presentato dall'Equipe 84 e dall'artista bolognese.
Il brano, prima di essere ammesso alla manifestazione, conobbe gli strali della censura, infatti il testo originale nell'epilogo della storia doveva essere "e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino". Dopo una breve trattativa il verso divenne: "e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino". Inoltre essendo stato intitolato inizialmente Gesù Bambino, titolo giudicato irrispettoso, considerando anche la storia narrata di una ragazza madre, che ha un figlio con un ignoto soldato alleato, insieme ad alcune parti del testo, anch'esse giudicate inadeguate, ne fu cambiato il titolo prendendo a spunto la sua data di nascita, pur non essendo una canzone autobiografica.
Il brano ottenne comunque un successo notevole, fino allora mai raggiunto da Dalla, e fu interpretato in francese, nello stesso anno, da Dalida, e fu portata al successo oltreoceano da Chico Buarque de Hollanda, che la ascoltò direttamente da Dalla, la memorizzò a orecchio e ne scrisse un testo in lingua portoghese. Anche il riscontro commerciale del brano nel Paese d'origine staccò nettamente, in termini di vendite dei singoli (arrivando in prima posizione per 3 settimane), quello della versione degli Equipe 84.

4 marzo 1943 (Lucio Dalla - Paola Pallottino)

Dice che era un bell'uomo
e veniva, veniva dal mare
parlava un'altra lingua però sapeva amare
e quel giorno lui prese mia madre sopra un bel prato
l'ora più dolce prima d'essere ammazzato.

Così lei restò sola nella stanza,
la stanza sul porto
con l'unico vestito, ogni giorno più corto
e benchè non sapesse il nome
e neppure il paese
m'aspettò come un dono d'amore
fino dal primo mese. 

Compiva sedici anni
quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna
le cantò la ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare, giocava a far la donna 
con il bimbo da fasciare.

E forse fu per gioco o forse per amore
che mi volle chiamare come Nostro Signore
della sua breve vita il ricordo,
il ricordo più grosso, è tutto in questo nome
che io mi porto addosso.

E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù Bambino.
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù Bambino.
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino,
per la gente del porto
mi chiamo Gesù Bambino.

1 commento:



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