Novità nel panorama musicale nazionale: è uscito il nuovo album di Francesco Ruoppolo dal titolo "Profumo di colori". Un album che non è solo un album, ma un racconto di vita, di perdite, di amori e di occulta poesia. Per questo nuovo lavoro, composto da quindi tracce, il cantautore ha rinnovato la collaborazione con Hydra Music, con cui già nel 2014 pubblicò il suo secondo album "Gli occhi le mani il sorriso".
Profumo di colori, dedicato al padre venuto a mancare da poco, raccoglie nella sinestesia del suo titolo esperienze, ricordi, momenti, e desideri futuri in un genere che ha in sé tutti i generi. "Il mio genere – afferma, infatti, l’autore - è non avere generi. È una sorta di manifesto il mio: quello di non scegliere un unico linguaggio musicale, ma usarli tutti". Per la realizzazione dell’album, hanno collaborato con l’artista gli affermati jazzisti Marco De Tilla e Marco Sannini e i giovani talentuosi Alessandro Iovine, Maurizio Conte, Fabiana Sera e Francesca Petrilli.
I testi, tutti inediti scritti da Ruoppolo ad eccezione de Il mio volo, curato musicalmente da Luigi De Nicola, restituiscono realtà ed emozioni con una semplicità di espressione che sa cogliere i significati più profondi, lasciando un profumo, appunto, che ci conduce alla scoperta dei colori.
Abbiamo avuto modo di intervistare Francesco Ruoppolo.
D. "L’uomo dei colori": come nasce questo brano?
R. "L’uomo dei colori" è mio padre. Quando nel 2016 una terribile malattia lo ha portato via dai nostri occhi e in nostri abbracci, non abbiamo mai smesso di parlare di lui, raccontandoci una enorme quantità di aneddoti, perché mio padre era un personaggio spettacolare, di una creatività incredibile, geniale, un po’ folle; e parte di questa follia me la sento felicemente addosso. Una sua caratteristica era, appunto, quella dei colori, quando preparava qualcosa la riempiva di colori, era quasi barocco. Questa canzone l’ho aspettata quasi quattro anni; quando a gennaio (dopo altri tentativi a vuoto) è partita l’idea che sentivo giusta, ho deciso che il disco poteva uscire, senza non avrei chiuso il lavoro.
D. "Mi manchi" inedito che passerà in radio. Di cosa tratta?
R. È un brano dove ho cercato la semplicità, senza messaggi particolari, se non la frase stessa che ne dà il titolo, la frase più utilizzata tra due innamorati, dopo "ti amo". Una ballata rock dal sapore anni ’90, dove si racconta il tornare alla vita di tutti i giorni, dopo la fine di una storia importante, storia che però continua a lasciare una scia di profumo di vaniglia, la dolcezza di qualcosa che è stato e non potrà più essere, ma ha timbrato sul cuore il viso della persona che ha scelto di andare via, invece di restare.
D. In una tua presentazione si parla di ballate romantiche, un genere tanto caro al Cavalcanti. Possiamo soffermarci? Quanto la poesia ha influenzato la stesura dei testi? A chi si ispira?
R. Si, ho parlato di moderno dolce stil novo, apparendo forse presuntuoso; ma era per far capire la direzione del brano in particolare ("Ancora un attimo"), ma anche gli altri dedicati alle donne che ho amato. La figura della donna angelicata mi piace. La poesia ha influenzato moltissimo la mia scrittura, ne ho studiato le forme, uno studio appassionato universitario e personale; mi affascina chi riesce – come Dante - a comporre centinaia di versi perfettamente matematici e letterariamente emozionanti, e chi – come Montale – riesce con una frase ad esprimere il tutto.
D. In una tua presentazione parli di "manifesto artistico". Cosa intendi?
R. Il mio manifesto artistico consiste nel desiderio di pensare che un mio disco, scorrendo in un’autoradio, a casa o in un pc, dia l’impressione dell’ascolto di una radio di altri tempi, quelle ascoltate da ragazzino, dove si ascoltava di tutto e dove ci si nutriva l’anima in maniera onnivora, con canzoni del momento.
D. Cosa ti aspetta da questo album?
R. Mi aspetto di regalare 47 minuti di emozioni in musica a chi deciderà di acquistare il disco. E spero che mio padre, lassù, sia contento di questo lavoro.
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